SULLE ORMEDEL VENERABILE CASIMIRO BARELLO |
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Maggio 1881: Mentre è a BARCELLONA Casimiro si ammala e viene ricoverato in ospedale. Guarito, si dedica all’assistenza dei malati, che era per lui graditissima occupazione, avendo la possibilità di dare buoni consigli ai malati, di esortarli alla pazienza, di fare del bene non solo ai loro corpi ma anche alle loro anime. Era stimato e amato da tutti, e avrebbe passato volentieri lì tutta la sua vita ma dovette ubbidire a quell’impulso che anche contro la sua voglia lo portava a pellegrinare. Lascia quindi l’ospedale e si rimette di nuovo in cammino. |
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8 dicembre 1883: Casimiro si trovava in Catalogna e fu visto scendere dal celebre santuario di MONTSERRAT tutto coperto di neve. |
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1 gennaio-5 febbraio 1884: Il mese che Casimiro rimase a VALENCIA produsse un vero risveglio di fede e di amore per Dio. Moltissime persone hanno dichiarato di essersi sentite fortemente spinte a migliorare la loro vita al solo guardarlo; molte hanno detto di essersi sentite trasformate nel profondo dopo aver avuto a che fare una sola volta con lui. |
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Stando quasi sempre in intima comunicazione con Dio, Casimiro appariva come posseduto e penetrato dall’amore di Lui. La sua abituale allegrezza pareva avesse un non so che di celeste. Parlava così bene di Dio e delle cose dell’anima che attraeva e penetrava i cuori. Non c’è dunque da meravigliarsi che la sua missione in Valencia abbia portato abbondanti frutti di santificazione e di grazia e che tutti i Valenciani desiderassero che vi rimanesse più a lungo. |
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5 febbraio 1884: Verso notte arrivò ad ALGINET. Il parroco, appena seppe del suo arrivo gli offrì ospitalità, ma Casimiro rifiutò dicendo che aveva già dove alloggiare. Il parroco non insistette, credendo che il pellegrino avesse già promesso di andare in casa di qualche vicino. Invece, Casimiro uscì dal paese e si recò a passare la notte in una baracca distante circa 3 km. |
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7 febbraio 1884: Casimiro arrivò ad ALBERIC mentre era in corso la sfilata delle maschere. |
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Si trovò a passare sulla piazza della chiesa parrocchiale, dove c’era il maggiore affollamento, e ben sapendo di che cosa si trattava, si incamminò verso la porta della chiesa, si inginocchiò sulla soglia e vi si fermò a pregare con le braccia in croce. La curiosità e gli sguardi di una gran parte di quella gente si volsero verso Casimiro. Senza più curarsi delle maschere, molti si radunarono intorno a lui, bisbigliando ed esprimendo ciascuno il proprio giudizio sul conto di quel forestiero che stava là immobile in un atteggiamento così devoto che pareva non vedesse e non sentisse ciò che si faceva e si diceva intorno a lui. |
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Gli fu poi chiesto perché avesse fatto così e lui rispose: “Quelli fanno il matto per il mondo con offesa di Dio, e io faccio il matto per amore di Dio”. |
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8-19 febbraio 1884: A XÀTIVA. Saputo che Casimiro era andato in una cascina per passarvi la notte, il parroco con alcuni amici e un codazzo di curiosi si recò in fretta alla cascina e lì trovò infatti il Pellegrino nel pagliaio. “Fratel Casimiro, che fai lì?” gli domandò quando gli fu vicino. “Contemplo le stelle!” fu la sobria risposta. “Tu sei pazzo!” gli disse Don Plà. |
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“Più pazzo è lei – ribatté Casimiro – che per vedere un pazzo lascia doveri importanti!”. Era vero; per venire a vederlo, il parroco quella sera aveva tralasciato la scuola serale. Senza aspettare risposta Casimiro intonò ad alta voce il rosario e tutti pregarono nel buio della notte. |
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La sera del suo ultimo giorno di permanenza a Xàtiva, Casimiro andò a trovare i malati dell’ospedale; lì abbracciò e baciò con paterna tenerezza, chiedendo a ciascuno della loro malattia e rivolgendo a tutti parole di grande conforto. Arrivò al letto di un pover’uomo che da molto tempo aveva una piaga ad una gamba che era degenerata in cancrena e peggiorava di giorno in giorno. Il malato raccontò a Casimiro quanto soffriva: acuti dolori non gli davano tregua e non lo lasciavano dormire. |
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Casimiro si chinò sul letto di quell’infelice, lo abbracciò, e prendendogli la gamba piagata con uno slancio di eroica carità lo baciò e ribaciò. Poi esortò caldamente il malato a confidare molto nel Signore, poiché essendo il suo potere infinito, era facile cosa per lui rimediare al suo male. “Io ti prometto,in nome del Signore, che stanotte dormirai” gli disse Casimiro. Quella notte il malato riposò tranquillamente, senza che il male lo tormentasse. Di più: quel malato, per il quale non pareva esserci più speranza di guarigione, da quel momento cominciò a migliorare in modo prodigioso. |
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ALCOY fu l’ultima tappa del pellegrinaggio di Casimiro. Casimiro vi arrivò la sera del 23 febbraio 1884 e si trovò a passare davanti al negozio di Giuseppe Valero. |
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Vedendolo passare, il Valero lo riconobbe. Lasciò subito il suo negozio dove in quel momento stava vendendo tela e si mise a rincorrerlo. Gli chiese accoratamente di pregare per sua moglie che da più settimane era in una situazione drammatica e umanamente senza speranza. |
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“Fratello – rispose Casimiro – io non possiedo nulla e possiedo molto; non posso offrirle nulla e posso offrirle molto; l’avrò presente nelle mie preghiere”.
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Poi Casimiro andò nella chiesa di Santa Maria, si prostrò sotto il pulpito e cominciò a pregare. Intanto la signora Valero continuava a peggiorare ed era sempre più in pericolo di vita. Ma dopo poco, contro ogni speranza umana, la famiglia fu allietata dalla nascita di un bambino. Che madre e bambino fossero rimasti vivi ed incolumi fu visto da tutti come grazia strappata dalle preghiere di Casimiro. |
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28 febbraio 1884: Casimiro, già gravemente malato riceve la visita di tre noti commercianti di Alcoy. Gli chiesero come stava e Casimiro colse l'occasione per dire qualcosa che gli stava molto a cuore. |
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“Io sto così, così, miei signori – rispose Casimiro – e subito soggiunse: Alcoy è reo d’un peccato. La misura della misericordia di Dio ormai è colma per Alcoy”. |
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I tre amici si guardarono l’un l’altro stupefatti, senza comprendere il significato di quelle parole. “Alcoy è reo di un gran peccato – continuò l’infermo – l’industria Alcoyana è in decadenza e decadrà ancora più, e decadrà pur anche il commercio”. |
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“Ma che peccato è questo?” esclamarono ad una voce i tre amici. | |||||||||||||||||||
“Alcoy non adempie i comandamenti: in Alcoy non si ubbidisce al precetto del settimo giorno; in Alcoy si lavora nei giorni festivi e nondimeno Alcoy si chiama cattolico”. |
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“Tenga conto – gli risposero i signori – che le circostanze particolari del luogo e le necessità stesse delle persone e dell’industria portano che di certi lavori non si possa far senza del tutto”. |
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“Ah no, no, quello che non si vuol fare, non si fa. Quando si vuole una cosa si ottiene”. |
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“Ma Ella deve tener conto che in Alcoy vi sono moltissimi e importanti negozi; che il commercio ha |
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per migliori giorni di vendita i festivi; che nell’industria vi sono lavori da eseguire in questi giorni affinché negli altri giorni della settimana possano aver lavoro gran numero di operai …”. |
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“Questo non val nulla – interruppe Casimiro – molto maggiori e più importanti interessi hanno altre grandi città dove in generale non si lavora in giorno di festa, e dove persone anche non cattoliche rispettano il giorno del Signore, e ciò senza lor danno. Quando gli uomini vogliono, nulla si oppone alla loro volontà”. |
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“Per parte nostra – risposero quei signori a tali e sì gravi ragioni – le prometteremmo di non aprire le nostre aziende le domeniche, se non temessimo di essere gli unici nel prendere questa risoluzione”. |
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“Che importa ciò, se i signori adempiono al loro dovere? Com’io mi adopero, con l’aiuto di Dio, a dar buon esempio pellegrinando, così le Loro Signorie servano agli altri di buon esempio in questo caso”. |
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“Ebbene solennemente le promettiamo, giacché tanto lo desidera, di non aprire più i nostri negozi nei giorni festivi”. |
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Casimiro all’udire questa promessa, si levò ritto, come spinto da forza superiore, e con gli occhi brillanti, e col sembiante tutto grazia ed affetto esclamò: |
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“No, non temano per i loro interessi. Io chiederò a Dio che non abbia mai a mancare il pane alle loro famiglie. Abbiano fede in Dio, che è tutto misericordia. Chi adempie la legge del Signore avrà pace in terra e poi godrà eterna gloria in cielo”. |
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La notizia di questo discorso tenuto dal Pellegrino si diffuse nella città e produsse un grande effetto. |
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Più volte persone autorevoli e le stesse autorità ecclesiastiche si erano adoperate per estirpare l'abitudine a lavorare nei giorni festivi, ma senza risultati. Le parole accorate di Casimiro portarono come frutto la chiusura dei negozi di Alcoy nei giorni festivi e la maggior frequenza alle chiese in tali giorni. Molti dicevano che se Casimiro non avesse fatto altro, questo sarebbe bastato per chiamarlo “uomo prodigioso e inviato da Dio”. |
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A cura di www.vinonuovo.org | |||||||||||||||||||
Le citazioni in corsivo presenti in questa pagina sono liberamente tratte dalla Vita del Pellegrino Casimiro Barello di don Giovan Battista Semino (Genova, Tipografia arcivescovile, 1885)
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